La cazzità, categoria dello spirito

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Re Sasa
view post Posted on 29/7/2006, 11:20




La cazzità, categoria dello spirito
di Eugenio Scalfari


Venerdì scorso ho letto proprio su questa pagina una deliziosa 'bustina' di Umberto Eco che conclude con una riflessione: la Creazione può anche contenere il Male oltre che il Bene senza con ciò cessar d'essere opera di un disegno intelligente. Ma se uno dei suoi elementi costitutivi è la Stupidità, allora vuol dire veramente che Dio è morto e anzi che non è mai esistito.

Si tratta - è chiaro - di una battuta e Eco lo sa bene, lui che è un attento studioso di Tommaso e della scolastica; la controversia sulla fine della metafisica segue nella filosofia moderna percorsi più complessi. Ma è una battuta che gli invidio non solo perché è piena di ironia ma perché è profonda. Fa parte dello spirito creativo di Umberto che gli ha consentito di essere anche un grande romanziere oltre che uno scienziato dei segni, così, quasi per caso come lui stesso ci ha raccontato, rievocando la genesi del 'Nome della rosa' nell'anniversario della sua pubblicazione.

Per seguire la traccia indicata da Eco penso che occorra scendere dal concetto di Stupidità a qualche caso specifico, dall'universale astratto a quello concreto, come avrebbe detto Croce. Del quale si racconta un aneddoto un po' malizioso. Un amico gli aveva presentato un filosofo in erba che ambiva a conoscerlo e illustrargli alcune delle sue tesi. Don Benedetto lo ascoltò con rassegnata benevolenza, poi lo congedò con urbanità. Ma all'amico che gli chiedeva quale impressione avesse ricavato da quell'incontro rispose: "La cazzità, categoria dello spirito".

Dunque facciamo un elenco degli stupidi. Mi arrischio a fare qualche nome conosciuto, qualche nome Vip come ora si dice. Dovrei premettere che non c'è niente di personale? Anche quest'abitudine ormai diffusa di escludere il personale mi sembra un serio indizio di cazzità, pardon, di stupidità: tutto è personale, tutti i giudizi di una persona su altre persone sono personali e quindi temerari. Chi di noi può veramente sapere chi è Cicchitto? O Diliberto? Schifani? Al Bano? Milly Carlucci? Erri De Luca?

Gesù di Nazareth, che la sapeva lunga sugli uomini e sulle donne, disse in una circostanza importante della sua vita di predicazione: chi è senza peccato scagli la prima pietra. Nessuno la scagliò e la peccatrice scampò alla lapidazione.

Perciò nessuno può dar giudizi di valore sugli altri. Eppure non facciamo altro, giudicare gli altri è una nostra irrefrenabile attività, la nostra mente è predisposta a far questo. Ci salviamo dall'essere temerari soltanto se non ci arroghiamo di essere obiettivi. Perciò teniamoci stretti al personalismo dei giudizi perché è il solo alibi che possediamo per evitare il dolo della calunnia.

Nei giorni scorsi abbiamo ascoltato le reazioni di molti tifosi alla retrocessione delle squadre del cuore dalla serie A alla B. Reazioni furibonde e disperate, accuse di complotti, complessi di vittimismo, disconoscimento delle regole e dello spirito sportivo; tutto tenuto insieme dalla fede nella maglia, nella bandiera, nei colori della squadra. Molti piangevano, moltissimi imprecavano, tutti soffrivano di una perdita e di un torto subito.

Mi sono domandato il perché. Capisco il tifo per la squadra nazionale: è interamente composta di giocatori italiani, canta l'inno, ci rappresenta in una gara e in un gioco che piace. Insomma perché no? Il gioco è una delle attività tipiche della nostra specie. Come si dice? Vinca il migliore. Ma se manca la lealtà, se si vince per merito dell'arbitro? Se la squadra della tua città è composta quasi interamente da professionisti che vengono da fuori e non ti rappresentano affatto tanto che te li trovi contro nella partita tra squadre nazionali, allora perché tanta identificazione?

I difensori dei tifosi hanno detto che non bisogna offendere la tifoseria. Allora che facciamo? Amnistia per i mascalzoni per non offendere i tifosi? Ma non dovrebbero essere proprio i tifosi quelli più severi contro chi li ha imbrogliati?

Chi sostiene la necessità della clemenza verso i mascalzoni che hanno fatto dello sport un gigantesco malaffare e della tifoseria la miglior copertura per i loro maneggi, non è affatto stupido. Anzi è un furbo di tre cotte e fa soltanto i suoi interessi.

Allora gli stupidi sono i tifosi? Temo proprio di sì. Se lo sono al punto da dimenticare la lealtà sportiva e da preferire una vittoria sporca, sono stupidi. Ribadisco: questo è un giudizio personale.

Ho nominato prima alcune persone appunto per dire che un giudizio su di loro come su chiunque altro è sempre temerario. Certo fa senso vedere gente per la quale Al Bano è una sorta di religione. C'è gente che gremisce stadi e praterie e perde il lume della ragione quando su un palco super tecnologico si esibisce un gruppo. Abbiamo visto perfino un grande papa seguire con movimenti di karaoke resi tremuli da un devastante Parkinson, quei parossistici isterismi di immense folle radunate per onorare e pregare Cristo. Chi è il furbo e chi lo stupido in casi come questo? Io una risposta ce l'ho: mi sento personalmente umiliato quando vedo spettacoli così intrisi di stupidità.

La stupidità, caro Umberto, è una categoria dello spirito. Quindi anch'io e anche tu, in certi momenti della vita, siamo profondamente stupidi. Naturalmente non ce ne accorgiamo.
 
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white-black
view post Posted on 29/7/2006, 11:22




dopo lo leggero'... ci devo riuscire... me lo sono prefissato
 
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paperina88
view post Posted on 31/7/2006, 17:31




ce la puoi fare
 
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2 replies since 29/7/2006, 11:20   220 views
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